Clarence M. Jones, uno degli insegnanti del nostro corso a Cincinnati, nell’Ohio, raccontò che l’incoraggiamento e il mostrare quanto sia facile correggersi cambiò completamente la vita di suo figlio.
“Nel 1970 mio figlio David, che aveva allora quindici anni, venne a vivere con me a Cincinnati. Aveva avuto un’infanzia difficile nel 1958 per un incidente di macchina aveva subito un colpo in testa che gli aveva lasciato un’orrenda cicatrice sulla fronte. Nel 1960 sua madre e io divorziammo e lui andò a vivere a Dallas con lei. Fino a quindici anni aveva passato la maggior parte degli anni scolastici in classi differenziali; forse a causa della ferita gli insegnanti avevano deciso di considerarlo un ritardato e non volevano saperne di ritenerlo un individuo normale. Era indietro di due anni. Non sapeva fare le moltiplicazioni, per le addizioni usava ancora le dita e a stento sapeva scrivere.”
“C’era solo un aspetto positivo; gli piaceva un sacco lavorare con le radio e i televisori. Voleva diventare un tecnico televisivo. Io incoraggiavo le sue ambizioni e gli facevo notare che aveva bisogno della matematica per qualificarsi nella sua professione. Decisi di aiutarlo a diventare bravo in matematica. Comperammo quattro set di giochi matematici: moltiplicazione, addizione, divisione, sottrazione. Giocavamo insieme e quando David non trovava la risposta giusta gliela spiegavo io e lui poi si esercitava finché non riusciva a darla giusta spontaneamente. Lo incoraggiavo moltissimo ogni volta che dava la risposta esatta, specie se era una domanda nel rispondere alla quale di solito sbagliava clamorosamente. Ogni sera ci cronometravamo per stabilire i tempi di risposta. Gli promisi che, non appena fosse stato in grado di dare tutte le risposte esatte in otto minuti, avremmo smesso di fare quell’esercizio ogni sera. Sembrava una meta impossibile per David. La prima sera ci mise 52 minuti, la seconda 48, poi 45, 44, 41, poi sotto i 40 minuti. Festeggiavamo ogni volta che il tempo diminuiva. Andavo a chiamare la mia seconda moglie, ci abbracciavamo e facevamo festa insieme. Alla fine del mese era riuscito a dare tutte le risposte giuste in otto minuti.
Quando faceva un piccolo miglioramento, gli chiedevamo di migliorare ancora. Aveva fatto la fantastica scoperta che imparare è facile e divertente.
“Naturalmente i voti in algebra ebbero un balzo all’insù. È fantastico constatare come è più facile l’algebra se si sanno fare le moltiplicazioni. Si stupì lui stesso di portare a casa un “buono” in matematica. Mai successo prima. Altri cambiamenti si manifestarono con incredibile rapidità. La sua capacità di lettura migliorò rapidamente, e cominciò a mostrare un talento naturale nel disegno. Più tardi, nel corso dell’anno scolastico, l’insegnante di scienze gli assegnò il compito di preparare una dimostrazione esplicativa. Lui scelse di sviluppare una serie molto complessa di modelli per dimostrare come funzionano le leve. Si richiedeva non solo abilità nel disegno e nel fare i modelli, ma anche in matematica applicata. La sua dimostrazione ebbe il primo premio nella sua scuola e il terzo fra tutte le scuole della città.
“Ecco come stavano le cose: era un ragazzo indietro di due anni nell’apprendimento cui era stato detto che era ritardato. Era stato chiamato “Frankenstein” dai suoi compagni di classe e si era sentito dire che con ogni probabilità quel poco cervello che aveva lo aveva perso perché era fuoriuscito dalla ferita quando si era fatto male da piccolo. Improvvisamente aveva scoperto che poteva imparare e fare belle cose. Risultato: da allora fino alla fine delle superiori fu sempre tra i primi. Nella scuola superiore fu iscritto nel libro d’oro. Dopo aver capito che imparare era facile, tutta la sua vita era cambiata.”
Dale Carnegie
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