Un minuto tutto per me – Prendermi cura di “Me”
Era trascorsa una settimana da quando l’uomo si era accomiatato dallo zio, eppure non era felice come aveva sperato.
Aveva riletto gli appunti presi durante la conversazione, tuttavia trovava che una cosa era parlare di concedersi “un minuto tutto per sé” e una cosa era mettere in pratica quello stesso proposito.
Lui non l’aveva fatto.
“Forse non sono del tutto convinto che possa funzionare”, pensò l’uomo mentre era al volante della propria auto. “O forse è soltanto una questione di autodisciplina.”
Cambiare era molto più difficile di quanto avesse previsto. L’uomo dovette riconoscere che l’idea non gli piaceva affatto. Tuttavia sapeva anche che per raggiungere la felicità qualche cosa doveva pur cambiarla.
Decise di rileggere nuovamente gli appunti e di vedere che cosa si poteva tentare.
Nel frattempo spense la radio e pensò a quanto aveva detto lo zio.
Per qualche oscuro motivo l’uomo rammentò proprio le parole dello zio quando questi diceva che una delle cose che lui stesso aveva fatto era stato,
Lo zio aveva detto che bisognava cercare di ridurre ogni cosa alla sua essenza fondamentale.
Tuttavia l’uomo era convinto che la vita fosse assai più complicata, o in ogni caso la sua vita gli appariva difficile e irta di problemi, per cui il concetto gli riusciva ostico.
Comunque, visto che gli era impossibile rileggere gli appunti guidando, tentò di richiamare alla mente le idee più semplici ed essenziali.
Rammentò il discorso riguardante la differenza tra desideri e necessità reali e tra le speranze alimentate dalla nostra fantasia e la realtà che invece ci tocca accettare.
E rammentò altre cose che parevano costituire una tappa importane nella ricerca della felicità.
Ma non apparivano poi così semplici. “Qual è il concetto più semplice da mettere in pratica così su due piedi?” pensò l’uomo, e si sforzò di ricordare.
Proprio allora si stava avvicinando a un segnale di stop. L’uomo sorrise, adesso ricordava: si trattava di concedersi un minuto di pausa, domandarsi in che modo ci si potesse prender cura di sé e ascoltare in silenzio la propria voce interiore. Quella era davvero una cosa che poteva fare subito.
L’uomo guardò nello specchietto retrovisore e vide che non c’era nessuno dietro di lui. Allora se ne stette là fermo per un minuto intero.
Poi si domandò: Posso far qualcosa di meglio per prendermi cura di me in questo preciso istante?
Quindi seguì in silenzio il corso dei propri pensieri. E proprio mentre, fermo allo stop, guardava fuori dal parabrezza sudicio, l’uomo ebbe un fremito. “Bisogna che faccia lavare la macchina uno di questi giorni”, pensò.
L’uomo si sentiva decisamente più a proprio agio al volante di un’auto pulita. In effetti un’auto sporca, mal tenuta e male in arnese faceva sentire sporco e malandato anche lui, sebbene il più delle volte non se ne rendesse neppure conto. Però gli sembrava di avere sempre troppo da fare per prendersi la briga di farla lavare.
In realtà l’uomo si rese conto di aver avuto qualche volta l’intenzione di far lavare la propria auto, o perlomeno di riempire il serbatoio del tergicristallo. Ma poi si era sempre trovato qualcos’altro da fare, per cui finiva con l’ignorare la faccenda.
Però in quel momento stava guardando un paesaggio sporco e provava la netta sensazione di non aver fatto qualcosa che lo avrebbe reso più felice.
L’uomo guardò fuori attraverso il parabrezza lurido, vide che non c’era pericolo e mise in moto allontanandosi dallo stop. Già sapeva che cosa avrebbe fatto e si domandò perché avesse aspettato tanto tempo.
Si concesse una pausa per recarsi a una stazione di servizio, far lavare la macchina e riempire il serbatoio del tergicristallo. Telefonò alla moglie per avvertirla che avrebbe fatto tardi e gliene spiegò la ragione.
Quando fece per pagare con la sua principale carta di credito scoprì che non l’accettavano: l’inserviente fu irremovibile a tale proposito, voleva che pagasse in contanti.
In passato un contrattempo del genere al termine di una lunga giornata lavorativa lo avrebbe irritato.
Ora invece si sentiva proprio bene: era contento di aver dedicato un po’ di tempo a se stesso. L’auto sfavillava, avevano fatto un buon lavoro.
L’uomo sorrise, pagò in contanti e partì.
Poi pensò: “È incredibile quanto possa essere importante una cosa insignificante come lavare la macchina” e guardò allegramente fuori dal parabrezza pulito.