Capitolo XXXI – Il cellerario del monastero – 1, 12

Capitolo XXXI – Il cellerario del monastero – 1, 12

1. Come cellerario del monastero si scelga un fratello saggio, maturo, sobrio, che non ecceda nel mangiare e non abbia un carattere superbo, turbolento, facile alle male parole, indolente e prodigo,
2. ma sia timorato di Dio e un vero padre per la comunità.
3. Si prenda cura di tutto e di tutti.
4. Non faccia nulla senza il permesso dell’abate
5. ed esegua fedelmente gli ordini ricevuti.
6. Non dia ai fratelli motivo di irritarsi e,
7. se qualcuno di loro avanzasse pretese assurde, non lo mortifichi sprezzantemente, ma sappia respingere la richiesta inopportuna con ragionevolezza e umiltà.
8. Custodisca l’anima sua, ricordandosi sempre di quella sentenza dell’apostolo che dice: “Chi avrà esercitato bene il proprio ministero, si acquisterà un grado onorevole”.
9. Si interessi dei malati, dei ragazzi, degli ospiti e dei poveri con la massima diligenza, ben sapendo che nel giorno del giudizio dovrà rendere conto di tutte queste persone affidate alle sue cure.
10. Tratti gli oggetti e i beni del monastero con la reverenza dovuta ai vasi sacri dell’altare
11. e non tenga nulla in poco conto.
12. Non si lasci prendere dall’avarizia né si abbandoni alla prodigalità, ma agisca sempre con criterio e secondo le direttive dell’abate.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

8 marzo

8 luglio

7      novembre

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Capitolo XXX – La correzione dei ragazzi – 1, 3

Capitolo XXX – La correzione dei ragazzi – 1, 3

1. Ogni età e intelligenza dev’essere trattata in modo adeguato.
2. Perciò i bambini e gli adolescenti e quelli che non sono in grado di comprendere la gravità della scomunica,
3. quando commettono qualche colpa siano puniti con gravi digiuni o repressi con castighi corporali, perché si correggano.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

7 marzo

7 luglio

6 novembre

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Capitolo XXIX – La riammissione dei fratelli che hanno lasciato il monastero – 1, 3

Capitolo XXIX – La riammissione dei fratelli che hanno lasciato il monastero – 1, 3

1. Il monaco, che, dopo aver lasciato per propria colpa il monastero, volesse ritornarvi, prometta anzitutto di correggersi definitivamente dalla colpa per la quale è uscito
2. e a questa condizione sia ricevuto all’ultimo posto per provare la sua umiltà.
3. Se poi uscisse di nuovo sia riammesso fino alla terza volta, ma sappia che in seguito gli sarà negata ogni possibilità di ritorno.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

6 marzo

6 luglio

5 novembre

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Capitolo XXVIII – La procedura nei confronti degli ostinati – 1, 8

Capitolo XXVIII – La procedura nei confronti degli ostinati – 1, 8

1. Se un monaco, già ripreso più volte per una qualsiasi colpa, non si correggerà neppure dopo la scomunica, si ricorra a una punizione ancor più severa e cioè al castigo corporale.
2. Ma se neppure così si emenderà o – non sia mai! – montato in superbia pretenderà persino di difendere il suo operato, l’abate si regoli come un medico provetto,
3. ossia, dopo aver usato i linimenti e gli unguenti delle esortazioni, i medicamenti delle Scritture divine e, infine, la cauterizzazione della scomunica e le piaghe delle verghe,
4. vedendo che la sua opera non serve a nulla, si affidi al rimedio più efficace e cioè alla preghiera sua e di tutta la comunità
5. per ottenere dal Signore che tutto può la salvezza del fratello.
6. Se, però, nemmeno questo tentativo servirà a guarirlo, l’abate, metta mano al ferro del chirurgo, secondo quanto dice l’apostolo: “Togliete di mezzo a voi quel malvagio”
7. e ancora: “Se l’infedele vuole andarsene, vada pure”,
8. perché una pecora infetta non debba contagiare tutto il gregge.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

5 marzo

5 luglio

4 novembre

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Capitolo XXVII – La sollecitudine dell’abate per gli scomunicati – 1, 9

Capitolo XXVII – La sollecitudine dell’abate per gli scomunicati – 1, 9

1. L’abate deve prendersi cura dei colpevoli con la massima sollecitudine, perché “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”.
2. Perciò deve agire come un medico sapiente, inviando in qualità di amici fidati dei monaci anziani e prudenti
3. che quasi inavvertitamente confortino il fratello vacillante e lo spingano a un’umile riparazione, incoraggiandolo perché “non sia sommerso da eccessiva tristezza”,
4. in altre parole “gli usi maggiore carità”, come dice l’Apostolo “e tutti preghino per lui”.
5. Bisogna che l’abate sia molto vigilante e si impegni premurosamente con tutta l’accortezza e la diligenza di cui è capace per non perdere nessuna delle pecorelle a lui affidate.
6. Sia pienamente cosciente di essersi assunto il compito di curare anime inferme e non di dover esercitare il dominio sulle sane
7. e consideri con timore il severo oracolo del profeta per bocca del quale il Signore dice: “Ciò che vedevate pingue lo prendevate; ciò invece che era debole lo gettavate via”.
8. Imiti piuttosto la misericordia del buon Pastore che, lasciate sui monti le novantanove pecore, andò alla ricerca dell’unica che si era smarrita
9. ed ebbe tanta compassione della sua debolezza che si degnò di caricarsela sulle sue sacre spalle e riportarla così all’ovile.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

4 marzo

4 luglio

3 novembre

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