- Un abate degno di stare a capo di un monastero deve sempre avere presenti le esigenze implicite nel suo nome, mantenendo le proprie azioni al livello di superiorità che esso comporta.
- Sappiamo infatti per fede che in monastero egli tiene il posto di Cristo, poiché viene chiamato con il suo stesso nome,
- secondo quanto dice l’Apostolo: “Avete ricevuto lo Spirito di figli adottivi, che vi fa esclamare: Abba, Padre!”
- Perciò l’abate non deve insegnare, né stabilire o ordinare nulla di contrario alle leggi del Signore,
- anzi il suo comando e il suo insegnamento devono infondere nelle anime dei discepoli il fermento della santità.
- Si ricordi sempre che nel tremendo giudizio di Dio dovrà rendere conto tanto del suo insegnamento, quanto dell’obbedienza dei discepoli
- e sappia che il pastore sarà considerato responsabile di tutte le manchevolezze che il padre di famiglia avrà potuto riscontrare nel gregge.
- D’altra parte è anche vero che, se il pastore avrà usato ogni diligenza nei confronti di un gregge irrequieto e indocile, cercando in tutti i modi di correggerne la cattiva condotta,
- verrà assolto nel divino giudizio e potrà ripetere con il profeta al Signore: “Non ho tenuto la tua giustizia nascosta in fondo al cuore, ma ho proclamato la tua verità e la tua salvezza; essi tuttavia mi hanno disprezzato, ribellandosi contro di me”.
- E allora la giusta punizione delle pecore ribelli sarà la morte, che avrà finalmente ragione della loro ostinazione.
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
10 gennaio |
11 maggio |
10 settembre |
Capitolo LV – Gli abiti e le calzature dei monaci – 1, 14
Bisogna dare ai monaci degli abiti adatti alle condizioni e al clima della località in cui abitano, perché nelle zone fredde si ha maggiore necessità
Capitolo LIV – La distribuzione delle lettere e dei regali destinati ai singoli monaci – 1, 5
Senza il consenso dell’abate nessun monaco può ricevere dai suoi parenti o da qualunque altra persona lettere, oggetti di devozione o altri piccoli
Capitolo LIII – L’accoglienza degli ospiti – 16, 24
La cucina dell’abate e degli ospiti sia a parte, per evitare che i monaci siano disturbati dall’arrivo improvviso degli ospiti, che non mancano mai
Capitolo LIII – L’accoglienza degli ospiti – 1, 15
Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: “Sono stato ospite e mi avete accolto”
Capitolo LII – La chiesa del monastero – 1, 5
La chiesa sia quello che dice il suo nome, quindi in essa non si faccia né si riponga altro. Alla fine dell’Ufficio divino escano tutti in perfetto
Capitolo LI – I monaci che si recano nelle vicinanze – 1, 3
Il monaco, che viene mandato fuori per qualche commissione e conta di tornare in monastero nella stessa giornata, non si permetta di mangiare fuori
Capitolo L – I monaci che lavorano lontano o sono in viaggio – 1, 4
I fratelli, che lavorano molto lontano e non possono essere presenti in coro nell’ora fissata per l’Ufficio divino, se l’impossibilità in cui si trovano
Capitolo XLIX – La quaresima dei monaci – 1, 10
Anche se è vero che la vita del monaco deve avere sempre un carattere quaresimale, visto che questa virtù è soltanto di pochi, insistiamo
Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano – 22, 25
Anche alla domenica si dedichino tutti allo studio della parola di Dio, a eccezione di quelli destinati ai vari servizi. Ma se ci fosse qualcuno tanto
Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano – 10, 21
Dal 14 settembre, poi, fino al principio della Quaresima, si applichino allo studio fino alle 9, quando celebreranno l’ora di Terza, dopo la quale tutti
Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano – 1, 9
L’ozio è nemico dell’anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio.
Capitolo XLVII – Il segnale per l’Ufficio divino – 1, 4
Bisogna che l’abate si assuma personalmente il compito di dare il segnale per l’Ufficio divino, oppure lo affidi a un monaco diligente in modo che tutto