1. Se in monastero ci sono dei fratelli esperti in un’arte o in un mestiere, li esercitino con la massima umiltà, purché l’abate lo permetta.
2. Ma se qualcuno di loro monta in superbia, perché gli sembra di portare qualche utile al monastero,
3. sia tolto dal suo lavoro e non gli sia più concesso di occuparsene, a meno che rientri in se stesso, umiliandosi, e l’abate non glielo permetta di nuovo.
4. Se poi si deve vendere qualche prodotto del lavoro di questi monaci, coloro, che sono stati incaricati di trattare l’affare, si guardino bene da qualsiasi disonestà.
5. Si ricordino sempre di Anania e Safira, per non correre il rischio che la morte, subita da quelli nel corpo,
6. colpisca le anime loro e di tutte le persone, che hanno comunque defraudato le sostanze del monastero.
7. Però nei prezzi dei suddetti prodotti non deve mai insinuarsi l’avarizia,
8. ma bisogna sempre venderli un po’ più a buon mercato dei secolari
9. “affinché in ogni cosa sia glorificato Dio”.
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
10 aprile |
10 agosto |
10 dicembre |
Capitolo XLV – La riparazione per gli errori commessi in coro – 1, 3
Se un monaco commette un errore mentre recita un salmo, un responsorio, un’antifona o una lezione e non si umilia davanti a tutti con una penitenza
Capitolo XLIV – La riparazione degli scomunicati – 1, 10
Il monaco che per colpe gravi è stato escluso dal coro e della mensa comune, al termine dell’Ufficio divino si prostri in silenzio davanti
Capitolo XLIII – La puntualità nell’Ufficio divino e in refettorio – 13, 19
Per quanto riguarda il refettorio, chi non arriva prima del versetto in modo che tutti uniti dicano il versetto stesso, preghino e poi siedano
Capitolo XLIII – La puntualità nell’Ufficio divino e in refettorio – 1, 12
All’ora dell’Ufficio divino, appena si sente il segnale, lasciato tutto quello che si ha tra le mani, si accorra con la massima sollecitudine
Capitolo XLII – Il silenzio dopo compieta – 1, 11
I monaci devono custodire sempre il silenzio con amore, ma soprattutto durante la notte. Perciò in ogni periodo dell’anno, sia di digiuno oppure no
Capitolo XLI – L’orario dei pasti – 1, 9
Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste i fratelli pranzino all’ora di Sesta, cioè a mezzogiorno, e cenino la sera. Invece da Pentecoste in poi,
Capitolo XL – La misura del vino – 1, 9
“Ciascuno ha da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro” ed è questo il motivo per cui fissiamo la quantità del vitto
Capitolo XXXIX – La misura del cibo – 1, 11
Volendo tenere il debito conto delle necessità individuali, riteniamo che per il pranzo quotidiano fissato – a seconda delle stagioni – dopo Sesta
Capitolo XXXVIII – La lettura in refettorio – 1, 12
Alla mensa dei monaci non deve mai mancare la lettura, né è permesso di leggere a chiunque abbia preso a caso un libro qualsiasi, ma bisogna che
Capitolo XXXVII – I vecchi e i ragazzi – 1, 3
Benché la stessa natura umana sia portata alla compassione per queste due età, dei vecchi, cioè, e dei ragazzi, bisogna che se ne interessi
Capitolo XXXVI – I fratelli infermi – 1, 10
L’assistenza agli infermi deve avere la precedenza e la superiorità su tutto, in modo che essi siano serviti veramente come Cristo in persona, il quale
Capitolo XXXV – Il servizio della cucina – 12, 18
Un’ora prima del pranzo, ciascuno dei monaci di turno in cucina riceva, oltre la quantità di cibo stabilita per tutti, un po’ di pane e di vino