62. Il dodicesimo grado, infine, è quello del monaco, la cui umiltà non è puramente interiore, ma traspare di fronte a chiunque lo osservi da tutto il suo atteggiamento esteriore,
63. in quanto durante l’Ufficio divino, in coro, nel monastero, nell’orto, per via, nei campi, dovunque, sia che sieda, cammini o stia in piedi, tiene costantemente il capo chino e gli occhi bassi;
64. e, considerandosi sempre reo per i propri peccati, si vede già dinanzi al tremendo giudizio di Dio,
65. ripetendo continuamente in cuor suo ciò che disse, con gli occhi fissi a terra il pubblicano del Vangelo: “Signore, io, povero peccatore, non sono degno di alzare gli occhi al cielo”.
66. E ancora con il profeta: “Mi sono sempre curvato e umiliato”.
67. Una volta ascesi tutti questi gradi dell’umiltà, il monaco giungerà subito a quella carità, che quando è perfetta, scaccia il timore;
68. per mezzo di essa comincerà allora a custodire senza alcuno sforzo e quasi naturalmente, grazie all’abitudine, tutto quello che prima osservava con una certa paura;
69. in altre parole non più per timore dell’inferno, ma per amore di Cristo, per la stessa buona abitudine e per il gusto della virtù.
70. Sono questi i frutti che, per opera dello Spirito Santo, il Signore si degnerà di rendere manifesti nel suo servo, purificato ormai dai vizi e dai peccati.
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
9 febbraio |
10 giugno |
10 ottobre |
Capitolo LV – Gli abiti e le calzature dei monaci – 1, 14
Bisogna dare ai monaci degli abiti adatti alle condizioni e al clima della località in cui abitano, perché nelle zone fredde si ha maggiore necessità
Capitolo LIV – La distribuzione delle lettere e dei regali destinati ai singoli monaci – 1, 5
Senza il consenso dell’abate nessun monaco può ricevere dai suoi parenti o da qualunque altra persona lettere, oggetti di devozione o altri piccoli
Capitolo LIII – L’accoglienza degli ospiti – 16, 24
La cucina dell’abate e degli ospiti sia a parte, per evitare che i monaci siano disturbati dall’arrivo improvviso degli ospiti, che non mancano mai
Capitolo LIII – L’accoglienza degli ospiti – 1, 15
Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: “Sono stato ospite e mi avete accolto”
Capitolo LII – La chiesa del monastero – 1, 5
La chiesa sia quello che dice il suo nome, quindi in essa non si faccia né si riponga altro. Alla fine dell’Ufficio divino escano tutti in perfetto
Capitolo LI – I monaci che si recano nelle vicinanze – 1, 3
Il monaco, che viene mandato fuori per qualche commissione e conta di tornare in monastero nella stessa giornata, non si permetta di mangiare fuori
Capitolo L – I monaci che lavorano lontano o sono in viaggio – 1, 4
I fratelli, che lavorano molto lontano e non possono essere presenti in coro nell’ora fissata per l’Ufficio divino, se l’impossibilità in cui si trovano
Capitolo XLIX – La quaresima dei monaci – 1, 10
Anche se è vero che la vita del monaco deve avere sempre un carattere quaresimale, visto che questa virtù è soltanto di pochi, insistiamo
Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano – 22, 25
Anche alla domenica si dedichino tutti allo studio della parola di Dio, a eccezione di quelli destinati ai vari servizi. Ma se ci fosse qualcuno tanto
Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano – 10, 21
Dal 14 settembre, poi, fino al principio della Quaresima, si applichino allo studio fino alle 9, quando celebreranno l’ora di Terza, dopo la quale tutti
Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano – 1, 9
L’ozio è nemico dell’anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio.
Capitolo XLVII – Il segnale per l’Ufficio divino – 1, 4
Bisogna che l’abate si assuma personalmente il compito di dare il segnale per l’Ufficio divino, oppure lo affidi a un monaco diligente in modo che tutto