1. Per l’Ufficio vigilare della domenica ci si alzi un po’ prima.
2. Anche in questo caso si osservi un determinato ordine, cioè, dopo aver cantato sei salmi come abbiamo stabilito sopra ed essersi seduti tutti ordinatamente ai propri posti, si leggano sul lezionario quattro lezioni con i relativi responsori, secondo quanto abbiamo già detto;
3. solo al quarto responsorio il cantore intoni il Gloria e allora tutti si alzino subito in piedi con riverenza.
4. A queste lezioni seguano per ordine altri sei salmi con le antifone come i precedenti e il versetto.
5. Quindi si leggano di nuovo altre quattro lezioni con i propri responsori, secondo le norme precedenti.
6. Poi si recitino tre cantici, tratti dai libri dei Profeti a scelta dell’abate, che si devono cantare con l’Alleluia.
7. Detto quindi il versetto, con la benedizione dell’abate si leggano altre quattro lezioni del nuovo Testamento nel modo già indicato.
8. Dopo il quarto responsorio l’abate intoni l’inno Te Deum laudamus,
9. finito il quale lo stesso abate legga la lezione dai Vangeli, mentre tutti stanno in piedi con la massima reverenza.
10. Al termine di questa lettura tutti rispondano Amen, poi l’abate prosegua immediatamente con l’inno Te decet laus e, recitata la preghiera di benedizione, si incomincino le lodi.
11. Quest’ordine dell’Ufficio vigiliare della domenica dev’essere mantenuto in ogni stagione, tanto d’estate che d’inverno,
12. salvo il caso deprecabile in cui i monaci si alzassero più tardi, nella quale circostanza bisognerà abbreviare le lezioni e i responsori.
13. Si stia però bene attenti che ciò non avvenga; ma se dovesse accadere, il responsabile di una simile negligenza ne faccia in coro degna riparazione a Dio.
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
13 febbraio |
14 giugno |
12 ottobre |
Capitolo XXXV – Il servizio della cucina – 12, 18
Un’ora prima del pranzo, ciascuno dei monaci di turno in cucina riceva, oltre la quantità di cibo stabilita per tutti, un po’ di pane e di vino
Capitolo XXXV – Il servizio della cucina – 1, 11
I fratelli si servano a vicenda e nessuno sia dispensato dal servizio della cucina, se non per malattia o per un impegno di maggiore importanza, perché
Capitolo XXXIV – La distribuzione del necessario – 1, 7
“Si distribuiva a ciascuno proporzionatamente al bisogno”, si legge nella Scrittura. Con questo non intendiamo che si debbano fare preferenze – Dio ce ne
Capitolo XXXIII – Il “vizio” della proprietà – 1, 8
Nel monastero questo vizio dev’essere assolutamente stroncato fin dalle radici, sicché nessuna si azzardi a dare o ricevere qualche cosa senza il permesso
Capitolo XXXII – Gli arnesi e gli oggetti del monastero – 1, 5
Per la cura di tutto quello che il monastero possiede di arnesi, vesti o qualsiasi altro oggetto l’abate scelga dei monaci su cui possa contare a motivo
Capitolo XXXI – Il cellerario del monastero – 13, 19
Soprattutto sia umile e se non può concedere quanto gli è stato richiesto, dia almeno una risposta caritatevole, perché sta scritto: “Una buona parola vale
Capitolo XXXI – Il cellerario del monastero – 1, 12
Come cellerario del monastero si scelga un fratello saggio, maturo, sobrio, che non ecceda nel mangiare e non abbia un carattere superbo, turbolento
Capitolo XXX – La correzione dei ragazzi – 1, 3
Ogni età e intelligenza dev’essere trattata in modo adeguato. Perciò i bambini e gli adolescenti e quelli che non sono in grado di comprendere
Capitolo XXIX – La riammissione dei fratelli che hanno lasciato il monastero – 1, 3
Il monaco, che, dopo aver lasciato per propria colpa il monastero, volesse ritornarvi, prometta anzitutto di correggersi definitivamente dalla colpa
Capitolo XXVIII – La procedura nei confronti degli ostinati – 1, 8
Se un monaco, già ripreso più volte per una qualsiasi colpa, non si correggerà neppure dopo la scomunica, si ricorra a una punizione ancor più severa
Capitolo XXVII – La sollecitudine dell’abate per gli scomunicati – 1, 9
L’abate deve prendersi cura dei colpevoli con la massima sollecitudine, perché “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”.
Capitolo XXVI – Rapporti dei confratelli con gli scomunicati – 1, 2
Se qualche monaco oserà avvicinare in qualche modo un fratello scomunicato, o parlare con lui, o inviargli un messaggio, senza l’autorizzazione dell’abate