ComunicAzione ConVincente – Corso

ComunicAzione ConVincente – Corso

Accogliendo le numerose richieste pervenute l’ASIECI promuove un evento che intende divulgare a tutto l’ambito sanitario la possibilità di utilizzare uno stile comunicativo più consapevole ed efficace

Corso – ComunicAzione ConVincente

DATA di SVOLGIMENTO
Sabato 20 febbraio

ORARIO
8.30-13.30

SEDE del CORSO
IPASVI Via Stellone, 5 – 10126 Torino (TO) 2°P

DURATA
5 ore

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Si precisa che il corso è aperto agli associati ASIECI, e a persone che svolgono un servizio nell’ambito sanitario (allievi, OSS, OTA, volontari)

Costo di 10.00 € per gli iscritti ASIECI – 20.00 € per esterni

i posti sono limitati

l’iscrizione si chiuderà il 13 febbraio o a esaurimento posti

Per info e iscrizioni collegarsi al Sito ASIECI

Iscrivetevi a: www.asieci.it/cms/comunicazione-convincente

O inviate e-mail a: info@asieci.it o Tel. 377 3040519

Contenuti del corso:

Vi siete mai chiesti come persone, vicine a voi vi stanno convincendo? Quando lo fanno, ne sono veramente consapevoli? E voi ne siete consapevoli? In che modo vi convincono? Approfondiremo come si fa in modo pratico, semplice e utile, per essere padroni della comunicazione con le 5 E.

  • La consapevolezza della nostra mente e i processi di comunicazione vincenti

  • Come funziona la comunicazione? Da dove partiamo?

  • Il potere delle parole – “ne uccide più la lingua che la spada

  • Applicazione delle tecniche di Comunicazione conversazionale

  • Il principio dell’ABS

  • Noi, gli altri e “gli amici”

  • Analisi dei casi di successo: “La comunicazione di successo è quella che succede”

A chi è rivolto questo corso?
Il corso costituisce un’occasione più unica che rara, per conoscere e usare metodi nuovi e moderni di comunicazione e tecniche efficaci da utilizzare abitualmente nella conversazione.

Docente
Gian Battista Gualdi “Aiuto persone di successo, a creare e ricercare soluzioni comunicative e informatiche per far sapere e vendere agli altri ciò che loro realizzano”. www.gianbattista.it

 

Il potere che le clessidre hanno su di me

Il potere che le clessidre hanno su di me

Un caro amico mi ha chiesto se avessi un particolare interesse per gli orologi e per le clessidre. Effettivamente quando vedo un orologio ho una clessidra particolare mi viene voglia di acquistarle. Allora e per questo motivo ho voluto approfondire e capire il valore dell’oggetto “Clessidra”

Fragili come il tempo che inesorabilmente fugge, misura convenzionale e misura astratta dello spazio temporale, la clessidra è la rappresentazione più antica e più famigliare dell’irreversibilità del tempo. Le clessidre erano il compagno preferito degli eruditi perché più pratiche degli orologi ignei come la candela.

Il termine clessidra deriva da “clepto” (rubare) e “hidro” (acqua). Ostentate come simbolo di sapere scientifico, erano usate come strumenti di misura del tempo astrale e del tempo corporale. Il possesso di una clessidra era fonte di prestigio ma anche di autorità e di rispetto. Quando un professore entrava in classe si doveva udire la sabbia cadere nella clessidra. Indispensabile strumento di ogni uomo di sapere, la clessidra è la compagna silenziosa e discreta che misura il tempo delle riflessioni scientifiche e quello delle meditazioni filosofiche.

Già in uso nel XIV secolo, come testimoniato da dipinti e affreschi, è a partire dal XVI secolo che diventa un oggetto di uso quotidiano, quando si diffuse capillarmente fra uomini di scienza e letterati, per via dell’assoluta assoluta precisione di misurazione che garantiva. Regolato l’inizio della rotazione sulla prima ora del quadrante solare, tutte le attività umane diurne erano predeterminate e regolate dagli intervalli scanditi dalle clessidre.

I quarti delle campane, le lotte, i duelli, la durata di un matrimonio o l’assemblea di una congregazione, tutto era cronometrato con l’orologio a sabbia.

Il viaggio ti rende felice, non la destinazione

Il viaggio ti rende felice, non la destinazione

Ieri ho parlato con una grande persona.
Vagando tra i nostri pensieri, in una sintonia unica con lei, mi sono sentito dire: il viaggio, l’esperienza, ti rende ricco e felice, non la destinazione.

Per molti, la destinazione è sicura e a volte può essere la morte. Si può essere anche questa oppure è un nuovo inizio.

 

Tutto questo mi ha fatto ricordare un video tratto da “La forza del Campione”.

Viviamo ogni istante e saremo ricchi e sempre pronti.

I have a dream – ipnosi e azione

I have a dream – ipnosi e azione

Il famoso discorso di Martin Luther King, affascinante e fortemente ipnotico. Il Re usa il ricalco con parole d’azione e induce i partecipanti ad agire.

Era il 23 Agosto del 1963 e notate come le parole motivano anche noi stessi che oggi le leggiamo. Tutto il discorso è farcito con parole l’azione.

Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sarà ricordata come la più grande manifestazione per la libertà nella storia del nostro paese.

Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra simbolica, firmò il Proclama dell’emancipazione.

Si trattava di una legge epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri, marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia.

Il proclama giunse come un’aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattività.

Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi.

Sono passati cento anni, e la vita dei neri é ancora paralizzata dalle pastoie della segregazione e dalle catene della discriminazione.

Sono passati cento anni, e i neri vivono in un’isola solitaria di povertà, in mezzo a un immenso oceano di benessere materiale.

Sono passati cento anni, e i neri ancora languiscono negli angoli della società americana, si ritrovano esuli nella propria terra.

Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione vergognosa.

In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese per incassare un assegno.

Quando gli architetti della nostra repubblica hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione d’indipendenza, hanno firmato un “pagherò” di cui ciascun americano era destinato a ereditare la titolarità.

Il “pagherò” conteneva la promessa che a tutti gli uomini, sì, ai neri come ai bianchi, sarebbero stati garantiti questi diritti inalienabili: “vita, libertà e ricerca della felicità”.

Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di colore, l’America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio.

Invece di adempiere a questo sacro dovere, l’America ha dato al popolo nero un assegno a vuoto, un assegno che é tornato indietro, con la scritta “copertura insufficiente”.

Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia sia in fallimento.

Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di opportunità di questo paese non vi siano fondi sufficienti.

E quindi siamo venuti a incassarlo, questo assegno, l’assegno che offre, a chi le richiede, la ricchezza della libertà e la garanzia della giustizia.

Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all’America l’infuocata urgenza dell’oggi.

Quest’ora non é fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo.

Adesso è il momento di tradurre in realtà le promesse della democrazia.

Adesso è il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale.

Adesso é il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della fraternità.

Adesso é il momento di tradurre la giustizia in una realtà per tutti i figli di Dio.

Se la nazione non cogliesse l’urgenza del presente, le conseguenze sarebbero funeste.

L’afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non finirà finché non saremo entrati nel frizzante autunno della libertà e dell’uguaglianza.

Il 1963 non é una fine, é un principio.

Se la nazione tornerà all’ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un pò e poi se ne sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.

In America non ci sarà né riposo né pace finché i neri non vedranno garantiti i loro diritti di cittadinanza.

I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finché non spunterà il giorno luminoso della giustizia.

* Ma c’é qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa, alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci porterà a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti.

Non cerchiamo di placare la sete di libertà bevendo alla coppa del rancore e dell’odio.

Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di dignità e disciplina.

Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica.

Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s’incontra con la forza dell’anima.

Il nuovo e meraviglioso clima di combattività di cui oggi é impregnata l’intera comunità nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi, perché molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito che il loro destino é legato al nostro.

Hanno capito che la loro libertà si lega con un nodo inestricabile alla nostra.

Non possiamo camminare da soli.

E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un giuramento: di proseguire sempre avanti.

Non possiamo voltarci indietro.

C’é chi domanda ai seguaci dei diritti civili: “Quando sarete soddisfatti?”.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché i neri continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalità poliziesca.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché non riusciremo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle città, per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché tutta la facoltà di movimento dei neri resterà limitata alla possibilità di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno più grande.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché i nostri figli continueranno a essere spogliati dell’identità e derubati della dignità dai cartelli su cui sta scritto “Riservato ai bianchi”.

Non potremo mai essere soddisfatti, finché i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare.

No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finché la giustizia non scorrerà come l’acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.

Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e tribolazioni.

Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di prigione.

Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la libertà sono stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della brutalità poliziesca.

Siete i reduci della sofferenza creativa.

Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la redenzione.

Tornate nel Mississippi, tornate nell’Alabama, tornate nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle nostre città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare e cambierà.

* Non indugiamo nella valle della disperazione.

Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficoltà di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno.

E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.

Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verità evidenti di per sé, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternità.

Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell’ingiustizia, il caldo afoso dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e di giustizia.

Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità.

Oggi ho un sogno.

Ho un sogno, che un giorno, laggiù nell’Alabama, dove i razzisti sono più che mai accaniti, dove il governatore non parla d’altro che di potere di compromesso interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un giorno, proprio là nell’Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.

Oggi ho un sogno.

Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.

Questa é la nostra speranza.

Questa é la fede che porterò con me tornan­do nel Sud.

Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.

Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternità.

Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi.

Quel giorno verrà, quel giorno verrà quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: “Patria mia, é di te, dolce terra di libertà, é di te che io canto.

Terra dove sono morti i miei padri, terra dell’orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi libertà”.

E se l’America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.

E dunque, che la libertà riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.

Che la libertà riecheggi dalle possenti montagne di New York.

Che la libertà riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.

Che la libertà riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.

Che la libertà riecheggi dai pendii sinuosi della California.

Ma non soltanto.

Che la libertà riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.

Che la libertà riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.

Che la libertà riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la libertà.

E quando questo avverrà, quando faremo riecheggiare la libertà, quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni città, saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell’antico inno: “Liberi finalmente, liberi finalmente.

Grazie a Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente”.

Il giusto compenso

Il giusto compenso

“E’ imprudente pagare troppo, ma peggio è pagare troppo poco.

Quando paghi troppo, perdi un po’ di soldi è vero, ma è tutto qui.
Quando invece paghi troppo poco, rischi di perdere tutto, perché ciò che hai comprato non è in grado di fare il lavoro per cui l’avevi acquistato.
La legge comune degli affari nega la possibilità di pagare poco ed ottenere molto: ciò non può accadere.
Se tratti con l’offerente meno caro, è bene che tu preveda una certa riserva per coprirti dal rischio che corri.
Ma se puoi fare ciò avrai certamente abbastanza denaro per comperare qualcosa di meglio.”

John Ruskin (1819-1900) ed il giusto compenso.

John Ruskin era uno scrittore molto prolifico del 19º secolo, nato a Londra, 8 febbraio 1819 – e morto a Brantwood, 20 gennaio 1900, ho fatto stampare due delle sue citazioni su due biglietti che a volte mostro i clienti che provano a trattare sul prezzo.

Non Giudicate anche quando la conoscete

Non Giudicate anche quando la conoscete

Un ragazzo di 24 anni guardando attraverso la finestra del bus grido! “Papa guarda, gli alberi ci vengono incontro!”
Il padre alzò lo sguardo verso di lui e sorrise..
Una giovane coppia seduta vicino rise per il comportamento infantile del ragazzo.
Il ragazzo torno a esclamare: “Guarda papa, le nuvole ci seguono.
La coppia non poté resistere e disse al padre del ragazzo;
“Perché non porti tuo figlio da un buon medico?”
L’uomo sorrise e rispose: “Ci siamo appena stati, siamo usciti Ora dall’ospedale.
Mio figlio era cieco dalla nascita e oggi per la prima volta può vedere.”
Ogni persona del pianeta ha una sua storia.
Non GIUDICATE ANCHE QUANDO LA CONOSCETE.
LE VERITÀ VI STUPIRANNO