Capitolo XI – L’Ufficio notturno nelle Domeniche – 1, 13

Capitolo XI – L’Ufficio notturno nelle Domeniche – 1, 13

1. Per l’Ufficio vigilare della domenica ci si alzi un po’ prima.
2. Anche in questo caso si osservi un determinato ordine, cioè, dopo aver cantato sei salmi come abbiamo stabilito sopra ed essersi seduti tutti ordinatamente ai propri posti, si leggano sul lezionario quattro lezioni con i relativi responsori, secondo quanto abbiamo già detto;
3. solo al quarto responsorio il cantore intoni il Gloria e allora tutti si alzino subito in piedi con riverenza.
4. A queste lezioni seguano per ordine altri sei salmi con le antifone come i precedenti e il versetto.
5. Quindi si leggano di nuovo altre quattro lezioni con i propri responsori, secondo le norme precedenti.
6. Poi si recitino tre cantici, tratti dai libri dei Profeti a scelta dell’abate, che si devono cantare con l’Alleluia.
7. Detto quindi il versetto, con la benedizione dell’abate si leggano altre quattro lezioni del nuovo Testamento nel modo già indicato.
8. Dopo il quarto responsorio l’abate intoni l’inno Te Deum laudamus,
9. finito il quale lo stesso abate legga la lezione dai Vangeli, mentre tutti stanno in piedi con la massima reverenza.
10. Al termine di questa lettura tutti rispondano Amen, poi l’abate prosegua immediatamente con l’inno Te decet laus e, recitata la preghiera di benedizione, si incomincino le lodi.
11. Quest’ordine dell’Ufficio vigiliare della domenica dev’essere mantenuto in ogni stagione, tanto d’estate che d’inverno,
12. salvo il caso deprecabile in cui i monaci si alzassero più tardi, nella quale circostanza bisognerà abbreviare le lezioni e i responsori.
13. Si stia però bene attenti che ciò non avvenga; ma se dovesse accadere, il responsabile di una simile negligenza ne faccia in coro degna riparazione a Dio.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

13 febbraio

14 giugno

12   ottobre

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Capitolo X – L’Ufficio notturno dell’estate – 1, 3

Capitolo X – L’Ufficio notturno dell’estate – 1, 3

  1. Da Pasqua fino al principio di novembre si mantenga lo stesso numero di salmi, che è stato prescritto sopra;
  2. eccetto che, a causa della brevità delle notti, non si leggano le lezioni dal lezionario, ma, invece di tre, se ne reciti a memoria una sola dell’antico Testamento seguita da un responsorio breve;
  3. tutto il resto si svolga, come è già stato prescritto, cioè nell’Ufficio vigilare non si dicano mai meno di dodici salmi, senza contare i salmi 3 e 94.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

12 febbraio

13 giugno

12   ottobre

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Capitolo IX – I salmi dell’Ufficio notturno – 1, 11

Capitolo IX – I salmi dell’Ufficio notturno – 1, 11

5. Nel suddetto periodo invernale si dica prima di tutto per tre volte il versetto: “Signore, apri le mie labbra e la mia bocca annunzierà la tua lode”,
6. a cui si aggiunga il salmo 3 con il Gloria;
7. dopo di questo il salmo 94 cantato con l’antifona oppure lentamente.
8. Quindi segua l’inno e poi sei salmi con le antifone,
9. finiti i quali e detto il versetto, l’abate dia la benedizione e, mentre tutti stanno seduti ai rispettivi posti, i fratelli leggano a turno dal lezionario posto sul leggio tre lezioni, intercalate da responsori cantati.
10. Due responsori si cantino senza il Gloria, ma dopo la terza lezione il cantore lo intoni
11. e allora tutti subito si alzino in piedi per l’onore e la riverenza dovuti alla Santa Trinità.
12. Quanto ai libri da leggere nell’Ufficio vigilare, siano tutti di autorità divina, sia dell’antico che del nuovo Testamento, compresi i relativi commenti, scritti da padri di sicura fama e genuina fede cattolica.
13. Dopo queste tre lezioni con i rispettivi responsori, seguano gli altri sei salmi da cantare con l’Alleluia
14. e dopo questi una lezione tratta dalle lettere di S. Paolo, da recitarsi a memoria, il versetto, la prece litanica, cioè il Kyrie eleison,
15. e così si metta fine all’Ufficio vigilare.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

11 febbraio

12 giugno

12   ottobre

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Capitolo VIII – L’Ufficio divino nella notte – 1, 4

Capitolo VIII – L’Ufficio divino nella notte – 1, 4

1. Durante la stagione invernale, cioè dal principio di novembre sino a Pasqua, secondo un calcolo ragionevole, la sveglia sia verso le due del mattino,
2. in modo che il sonno si prolunghi un po’ oltre la mezzanotte e tutti si possano alzare sufficientemente riposati.
3. Il tempo che rimane dopo l’Ufficio vigilare venga impiegato dai monaci, che ne hanno bisogno, nello studio del salterio o delle lezioni.
4. Da Pasqua, invece, sino al suddetto inizio di novembre, l’orario venga disposto in modo tale che, dopo un brevissimo intervallo nel quale i fratelli possono uscire per le necessità della natura, l’Ufficio vigiliare sia seguito immediatamente dalle Lodi, che devono essere recitate al primo albeggiare.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

10 febbraio

11 giugno

11 ottobre

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Capitolo VII – L’umiltà – 62, 70

Capitolo VII – L’umiltà – 62, 70

62. Il dodicesimo grado, infine, è quello del monaco, la cui umiltà non è puramente interiore, ma traspare di fronte a chiunque lo osservi da tutto il suo atteggiamento esteriore,
63. in quanto durante l’Ufficio divino, in coro, nel monastero, nell’orto, per via, nei campi, dovunque, sia che sieda, cammini o stia in piedi, tiene costantemente il capo chino e gli occhi bassi;
64. e, considerandosi sempre reo per i propri peccati, si vede già dinanzi al tremendo giudizio di Dio,
65. ripetendo continuamente in cuor suo ciò che disse, con gli occhi fissi a terra il pubblicano del Vangelo: “Signore, io, povero peccatore, non sono degno di alzare gli occhi al cielo”.
66. E ancora con il profeta: “Mi sono sempre curvato e umiliato”.
67. Una volta ascesi tutti questi gradi dell’umiltà, il monaco giungerà subito a quella carità, che quando è perfetta, scaccia il timore;
68. per mezzo di essa comincerà allora a custodire senza alcuno sforzo e quasi naturalmente, grazie all’abitudine, tutto quello che prima osservava con una certa paura;
69. in altre parole non più per timore dell’inferno, ma per amore di Cristo, per la stessa buona abitudine e per il gusto della virtù.
70. Sono questi i frutti che, per opera dello Spirito Santo, il Signore si degnerà di rendere manifesti nel suo servo, purificato ormai dai vizi e dai peccati.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

9 febbraio

10 giugno

10 ottobre

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Capitolo VII – L’umiltà – 60, 61

Capitolo VII – L’umiltà – 60, 61

60. L’undicesimo grado dell’umiltà è quello nel quale il monaco, quando parla, si esprime pacatamente e seriamente, con umiltà e gravità, e pronuncia poche parole assennate, senza alzare la voce,
61. come sta scritto: “Il saggio si riconosce per la sobrietà nel parlare”.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

8 febbraio

9 giugno

9 ottobre

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