Guardare o vedere? Osservare o immaginare?

Guardare o vedere? Osservare o immaginare?

GUARDARE, significa fermare lo sguardo su qualcosa. Senza vedere.
VEDERE è avere un’idea, andare oltre, intuire: percepire con gli occhi della mente.
OSSERVARE è custodire, considerare. Osservare, significa considerare con attenzione al fine di conoscere meglio, rendersi conto. Osserviamo le emozioni, gli stati d’animo. L’osservazione ci consente di entrare nell’impalpabile mondo dell’invisibile agli occhi.
IMMAGINARE è forse la parola più ipnotica che esista. E ciò che vorrei fare con voi, per rendere il mondo migliore, se lo volete e quando lo potrete fare, è immaginare di essere al di sopra di qualsiasi giudizio per saper perDonare semplicemente.

E e SI – Empatia e Simpatia – differenze sostanziali

E e SI – Empatia e Simpatia – differenze sostanziali

Ecco la trascrizione di cosa dice Brené nel video qui sopra:

Che cos’è l’empatia e perché è così differente dalla simpatia (nel sottotitoli “simpatia“, è tradotto con “compassione“)? L’empatia fa percepire i legami, la simpatia guida le disconnessioni. L’empatia è molto interessante: Teresa Wiseman è una ricercatrice infermeristica, che ha studiato professioni molto diverse, per le quali l’empatia era rilevante. E ha individuato quattro qualità essenziali dell’empatia:

  1. Prospettiva: l’abilità di mettersi nei panni dell’altra persona o riconoscere che quel punto di vista rappresenta la loro verità
  2. Astenersi dal giudicare: non facile, dal momento che piace alla maggior parte di noi
  3. Riconoscere le emozioni nelle altre persone e
  4. Comunicarglielo

Empatia è essere in contatto con le altre persone. E per me… io penso all’empatia come a una specie di spazio sacro, che si crea quando qualcuno è sul fondo di un buco profondo, grida e dice: <<sono bloccato, è buio, sono sopraffatto>>E noi li guardiamo e diciamo (scendiamo): <<Hey. So cosa succede quaggiù… e non sei solo…>>.

La simpatia invece è: <<Uuuhhhh! Va male eh? Ehm… No… Vuoi un panino?>>.

L’empatia è una scelta ed è una scelta vulnerabile, perché… per entrare in contatto con te devo entrare in contatto con qualcosa dentro di me che conosce questi sentimenti. Raramente, o mai, una risposta empatica comincia con “almeno…”. Sì, e lo facciamo sempre, sapete perché? Qualcuno condivide con noi qualcosa di estremamente doloroso e noi proviamo ad “imbellirla”. Non sono nemmeno sicura che sia un verbo, ma lo uso come se lo fosse. Cerchiamo di farlo vedere sotto una buona luce, quindi…

<<Ho avuto un aborto spontaneo>>. <<Almeno sai che puoi rimanere incinta>>.

<<Penso che il mio matrimonio stia andando in frantumi>>. <<Almeno sei sposata>>.

<<John verrà espulso dalla scuola>>. <<Almeno Sara è una studentessa modello>>.

Una cosa che facciamo a volte, difronte a conversazioni molto difficili, è cercare di migliorare le cose. Se condivido con te qualcosa di molto duro, preferirei tu dicessi:

<<Non so nemmeno cosa dire in questo momento, ma sono felice che tu me ne abbia parlato>>.

Perché la verità è che raramente una risposta può migliorare le cose. Quello che migliora le cose è il legame.

ASCOM – Corso di Public Speaking

ASCOM – Corso di Public Speaking

Esiste solo una possibilità per fare la prima buona impressione!

Si deve parlare in modo chiaro e con un tono di voce piacevole. In questo caso, anzi, il modo e il tono sono a volte più importanti del contenuto.

Si è svolto nelle giornate di Giovedì 15 e Lunedì 19 Febbraio nella sede dell’ASCOM di Osio Sotto il corso di public speaking rivolto ai dirigenti di ASCOM Bergamo.
Un corso volto ad affermare, rafforzare e consapevolizzare le competenze comunicative ed il modo di porsi e parlare in pubblico.

Si è imparato a padroneggiare le emozioni e a gestire qualunque tipo di uditorio, attraverso le tecniche più evolute del Public Speaking.
Si è imparato a controllare le obiezioni del pubblico attraverso lo sviluppo di tecniche relazionali avanzate utilizzando le tecniche più efficaci per “agganciare” l’attenzione dall’inizio alla fine.

La differenza tra un grande: manager o tecnico

La differenza tra un grande: manager o tecnico

Manager o tecnico

da un colloquio con il Dott. Hazan

Il grande tecnico può diventare unico al mondo e vincere anche il premio Nobel. Un grande manager non deve essere un grande tecnico, anzi.

In qualche multinazionale è successo. Alla General Elettric almeno un paio di supertecnici hanno vinto il premo Nobel e nella chimica alla Bayer almeno due lo hanno vinto.

Un tecnico, all’inizio, deve imparare molte cose.

Quando un manager inizia la sua carriera deve studiare e comprendere le dinamiche del management; si forma e per farlo ci vogliono almeno cinque anni di studio. In quella specialità, che ha seguito, è molto preparato. Lui deve imparare, è per quello che va formato. Un buon manager deve sapere di tutto. Deve sapere i fondamentali. Il direttore generale deve sapere progettare e deve conoscere le regole fondamenti. Deve partire dal niente e deve “fare” un progetto.

Per esempio se devo costruire un telefonino e i tecnici mi progettano un telefonino che dura 36 ore leggero e compatto e poi mi presentano un prodotto pesante e dura 12 ore. Io devo sapere come devo fare a capire di risolvere il problema.

Un manager deve sapere scegliere.

Negli anni 90’ si incominciavano a mettere delle ragazze giovani delle funzioni commerciali. Era una novità assoluta, perché a capo delle funzioni commerciali c’era sempre un ingegnere piuttosto vecchio, “incazzoso”, che prendeva per il collo in cliente e gli diceva che non capiva niente. Nel mondo dell’informatica non si trovava un ingegnere di quel calibro li e allora è venuto in mente di mettere una ragazza la quale si coordinata con 4 o 5 ragazzotti commerciali e otteneva risultati importanti. Un po’ perché erano più svegli, un po’ perché avevano capito bene quello che facevano. Da li è nata anche nelle aziende dove c’erano gli ingegneri con le teste quadre. In più le università hanno cominciato a fornire laureati ingegneria in economia, per lo più donne e la cosa si è sviluppata e adesso ce ne sono parecchie di donne a capo degli uffici commerciali. Le donne sul lavoro sono molto più precise.

Video ricordi di quando eravamo quello che eravamo

Video ricordi di quando eravamo quello che eravamo

Che bei ricordi, li abbiamo fatti tutti e ancora: autostop senza pericoli, il bullismo c’è sempre stato lo dicevi alla mamma o alla maestra e tutto si sistemava (la Tua maestra una sola e non tre o quattro..) poi con i grembiulini tutti uguali, giocare sulle strade con i pattini ti facevi tirare con la bici!

se continui così… se mi guardi così prima o poi parte un bacio lo sai e se

se continui così… se mi guardi così prima o poi parte un bacio lo sai e se

Se continui così… se mi guardi così prima o poi parte un bacio lo sai e se poi non ci stai, e se poi te ne vai va a finire… che esco di testa e io non ne ho nessuna voglia lo sai… non parlarmi così, non toccarmi. così la tua sana vergogna dov’è? non ti ho cercata ti ho incontrata, lo sai non ti ho chiamata mi hai risposto, lo sai NON TENTARMI DAI MI CONOSCI ORAMAI E SAI ANCHE CHE POI… NON TENTARMI DAI “che mi sanguina il cuore” e ti giuro “fa male” Se mi baci così…. se mi dici così come al solito diventa magico ancora io distante….. e mai altrove tu chissà….. chissà dove? !…. è per questo… che mi chiedo perché per stare bene solo un’ora con te dovrei star male tutto il resto del tempo che mi resta senza di te NON TENTARMI DAI MI CONOSCI ORAMAI E SAI ANCHE CHE POI NON TENTARMI DAI “più mi sanguina il cuore” “più ci entri e fai male” IO CHE ADESSO RIVIVO E DESCRIVO IL PASSATO DICENDO E’ FINITA DA UN PO’ IO CHE scrivo SUI MURI DEL tempo ALTRI NOMI CHE FANNO GIA’ PARTE DI ME NON TENTARMI… dai…

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